venerdì 26 febbraio 2016

Piccola chicca - Jerome K Jerome

Chi segue un minimo questo blog sa quanto mi piacciono le storie gotiche, che lasciano sempre aperto uno spiraglio alle due tentazioni della lettura: quelle di credere o non credere all'orrore che viene raccontato.

Questo piccolissimo libro di Jerome K. Jerome non è un racconto gotico, nonostante il classico titolo Storie di fantasmi per il dopocena: si tratta invece di una breve storia di cui l'autore è protagonista, ma preferisco dirlo con le sue stesse (volutamente ridondanti) parole.

I fantasmi vanno sempre a passeggio la Vigilia di Natale, e quando i vivi si riuniscono la Vigilia di Natale, finiscono sempre col parlare di fantasmi. Ogni volta che cinque, sei inglesi si raccolgono intorno a un fuoco, la Vigilia di Natale, incominciano a raccontarsi storie di fantasmi. Non siamo soddisfatti, la Vigilia di Natale, se ognuno non racconta i suoi aneddoti - autentici - sugli spettri. In questo allegro periodo di festività, a noi piace meditare su tombe, cadaveri, assassini, sangue.

Questo è un punto essenziale della tradizione inglese, tutta la verità e nient'altro che la verità. Non sapendo come approcciarci a questo libro troviamo immediate analogie con le storie di fantasmi di Henry James, per poi scoprire che l'intento di Jerome è tutt'altro che serio, anzi spiritoso e ironico.

Una piacevole lettura-lampo per quando siete nella sala d'attesa del dentista.


Storie di fantasmi per il dopocena
Jerome k Jerome
Edizioni Mattioli 1885
79 pagine - 9 euro

venerdì 19 febbraio 2016

R.I.P. Harper Lee, un grande nome nella mia libreria

E prima o poi se ne vanno anche i migliori. Mi piace ricordarla così:

“Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?”


Qui trovate il link con un bell'articolo del NY Times.

Buon viaggio Harper.



martedì 9 febbraio 2016

I libri sul comodino

Ogni tanto mi accorgo che i libri che ho sul mio comodino seguono logiche ben precise e riflettono i miei gusti e i miei stati d'animo del momento.
A volte c'è una pila di libri, segno che sto leggendo molto o che non mi so decidere, spesso si tratta di riletture, altre volte c'è solo un titolo che però sto leggendo con avidità, o ancora è possibile trovarci diversi libri che non mi decido a finire.
Il comodino vuoto è molto raro e se è in quelle condizioni, il più delle volte, significa che qualcosa non va.

Ecco come si presenta il mio comodino in questi giorni:


Ho già parlato del carinissimo Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo, così come del libro finale de Il signore degli anelli, mentre nei prossimi giorni vorrei concentrarmi sugli altri due!
Sono agli sgoccioli del goticissimo Melmoth l'uomo errante (che ci posso fare, li amo sti gotici!), mentre il mio caro Tolkien è ovviamente una rilettura.
E voi, cosa state leggendo in questo periodo? Quali sono i vostri titoli sul comodino?
Vietato giudicare, ovviamente!


sabato 6 febbraio 2016

Piccola osteria senza parole - Recensione + considerazione

Ogni tanto mi capita, come sicuramente a molti di voi (ma non a tutti e dopo vi spiego perchè secondo me), di imbattermi in qualche chicca letteraria inaspettata.

A volte si tratta di un libro trovato sbirciando tra gli scaffali in biblioteca, altre volte spunta fuori da una ricerca online in cui volevo trovare tutt'altro, di tanto in tanto è il frutto di qualche consiglio.
Qualche volta si tratta di piccoli romanzi o raccolte di racconti semi sconosciuti di autori famosi, anche classici, altre volte sono scritti da autori contemporanei (e in quel caso sono quasi sempre italiani).

Dicevo che è una cosa che non capita a tutti quelli che conosco perché alcuni sono così ancorati ai loro autori/generi preferiti da lasciare fuori dalla porta tutto il resto, da non lasciare spazio all'ignoto, mai, nemmeno una fessura, nemmeno una volta ogni tanto. Non li sto giudicando, mi rendo conto che anche io faccio fatica a lasciarmi andare e mi sembra che il tempo per leggere sia così poco che leggendo qualcosa che non vale la pena mi perderei altri titoli essenziali. È un discorso contorto? Forse.

Ma veniamo al dunque: Piccola osteria senza parole è stato pubblicato un paio di anni fa da E/O, poco più di 200 pagine di leggerezza. Non ricordo perché lo avevo inserito nella mia wish list ma l'ho fatto e, tra un malloppo e l'altro, l'ho prenotato in biblioteca per rilassarmi dopo una lettura più impegnata (e prima di quella successiva!).
Vi copio qui la trama:
Sospinto da una scrittura poetica e spassosa, "Piccola osteria senza parole" è un'epopea del Nordest, ricca di personaggi pronti a entrare nella leggenda e percorsa da un mistero che dà al romanzo una venatura di giallo. Nell'osteria al confine tra Veneto e Friuli vivono uomini sgangherati e taciturni, bestemmiatori feroci, razzisti in superficie eppure profondamente altruisti. Il bar è il cuore pulsante del paese, Scovazze, dove persino le slot machines hanno soprannomi improbabili - La Veda, La Sopravvissuta, La Troia, La Magnaschei - e la televisione resta sempre accesa sui mondiali di calcio (USA '94), tra gli accaniti giocatori di briscola e le superbe tette della Gilda, la proprietaria. Su questo sfondo, la sera di venerdì 17 giugno, fa irruzione un enigmatico meridionale che con i suoi modi e i suoi segreti stravolgerà la vita degli abitanti del paese. Chi è Salvatore Maria Tempesta, il terrone che entra in osteria dopo che la sua auto è sprofondata dentro un fosso? Come osa sfidare questo mondo chiuso, concentrato a godersi le giocate di Baggio, in cui la diffidenza si taglia con il coltello? Chi è la donna nella mezza fotografia che il meridionale si porta sempre appresso? E perché si ostina ad aggirarsi nei dintorni inseguendo chiese e campanili? Sono i tanti segreti di questa storia d'amore, amicizia e diversità che verranno alla luce poco alla volta, fino all'imprevedibile rivelazione finale.
Non vorrei addentrarmi troppo perché in effetti la trama dice il giusto e solletica la curiosità, ma spero che deciderete come me di dare una possibilità a questo libricino, oppure di segnarvelo tra le letture da ombrellone per la prossima estate.

Intendiamoci, non è niente di eccezionale, ma è ben scritto, scorrevole e divertente e fa al caso vostro se cercate appunto una distrazione leggera, come me in questo periodo; insomma, mi sento di consigliarlo.Uno spaccato di provincia anni '90 in cui immergersi tra personaggi scurrili, scenette divertenti e, soprattutto, una buona dose di sogni.


Piccola osteria senza parole - Massimo Cuomo
Edizioni e/o
238 pagine - 17 euro